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Viaggiare humanum est

Intraprendere un viaggio può essere considerato un atto filosofico?

Fin dall’antichità, l’uomo ha sentito come una sua propria caratteristica la pulsione a muoversi. I primi grandi flussi migratori hanno dato vita a quelle che ora sono le varie civiltà e culture, declinando una razza in particolarità che oggi formano una pluralità di stili di vita che hanno sicuramente arricchito e potenziato il punto di partenza primordiale. Proprio in questo consiste il viaggio: lasciare alle spalle la propria esistenza e volgere lo sguardo dritto davanti a sé; mettersi in gioco, scoprire le proprie forze ed i propri limiti, potenziandole e superandoli.
Esistono infinite modalità di viaggiare: da una semplice vacanza, passando per un Erasmus fino ad una vera e propria vita in un altro luogo. Tutte – però – sono accomunate da un minimo comun denominare: la voglia di avventura, il rompere gli schemi, la necessità di cambiamento. Perché – a mio modo di vedere – è proprio la stabilità ad essere pericolosa. Una vita votata alla routine, all’abitudine, non fa altro che paralizzarci e costringerci ad un’esistenza che non fa parte del nostro Essere.
Utilizzando categorie ontologiche, si può intendere il discorso come un percorso nel Divenire. Non però quel divenire parmenideo che distrugge l’Essere, ma quel divenire aristotelico che trasforma le Potenzialità in Atti, che conferisce Forma alla Sostanza, che – in parole semplici – realizza la nostra Essenza.

Un viaggio può cambiare totalmente la nostra esistenza. Può farlo in maniera impercettibile come l’incontro con nuovi stili di pensiero, come anche mettere in discussione l’intero patrimonio conoscitivo che in precedenza si deteneva, sia del singolo, sia di una comunità (come la scoperta delle Americhe o il viaggio di Marco Polo).
Viaggiare non significa solamente spostarsi da un luogo ad un altro, e non significa neanche, banalmente, conferire importanza al viaggio in sé. Viaggiando ogni singola categoria del nostro vivere e del nostro pensare viene messa in discussione.

Anche i viaggi nascondono insidie. Ognuna è superabile ma è necessario prestare attenzione a ciò a cui si va incontro.
La malinconia della vita precedente, la mancanza degli affetti o l’insicurezza di un futuro incerto sono le più comuni problematiche con cui si può avere a che fare.
Ma la più pericolosa è la riproposizione di ciò da cui ci stavamo inizialmente allontanando, ovvero la paralisi, il pervenire ad un nuovo immobilismo.
È paradossale e spaventoso come una fuga possa ricondurci al punto di partenza, come l’arricchimento che ci investe durante il movimento sfoci in un nuovo isolamento derivante dalla successiva stabilità. La soluzione sta nel mantenere in movimento il pensiero, nel rinvigorire i contatti con le scoperte fatte, nel rafforzare le modalità di approcci alla vita con cui ci si è imbattuti.

Il viaggio, in poche parole, è solo il punto di partenza. Il resto, come in ogni esperienza vitale, sta a noi.
La necessità dell’incontro con l’altro e con la Natura è fondamentale. Esso permette la creazione di ideali e di esperienze uniche, che sono il veicolo dei nostri giudizi e delle nostre opinioni.

La tecnologia attuale ci aliena dall’esperienza reale con ciò che sta al di fuori di uno schermo di un computer o dai pixel di uno smartphone. Essi ci costringono a dare importanza solo alla visibilità che un pezzo estraniato dalla verità della nostra esperienza vitale può avere sui social network, dimenticandoci del qui ed ora ed obbligandoci a pensare solamente alla condivisibilità virtuale.
Un panorama va vissuto, un tramonto sul mare apprezzato per ciò che ci comunica, una valle faticosamente raggiunta va amata per la sua immediatezza emozionale.
Altrimenti ci troviamo nuovamente nella riproposizione dell’immobilismo.

Il viaggio è condizione e veicolo di conoscenza, e nella situazione di crisi mondiale – culturale, economica e terroristica – in cui viviamo oggi, forse il viaggio può darci una mano.
Chi ha visitato un Paese estero, ne ha conosciuto gli usi, ha vissuto i suoi costumi, ha respirato i suoi odori ed è entrato in contatto con i suoi abitanti avrà molta meno probabilità di innescare un movimento d’odio e repulsione che può poi mutare – ovviamente insieme ad altre cause, stimoli e vicissitudini – nel paradigma terroristico.
Inoltre, la conoscenza è la prima discriminante che può aiutarci a sconfiggere la paura dell’Altro; e solo vivendo, viaggiando e sperimentando in prima persona si posso acquisire conoscenze fondamentali per il dialogo con altre culture.

L’importante, insomma, sta nell’alzare la testa e tenere la mente allenata. Sicuramente anche un buon libro o un bel film possono costituire una particolare forma di viaggio, ma nella vita è necessario soprattutto vivere intensamente ogni singolo momento che attraversa la nostra esistenza. Consapevoli della sua unicità e del patrimonio di conoscenze, idee e ricordi che ad esso si accompagnano, fluttuando in quell’immenso oceano così minuscolo rapportato al Tutto che noi chiamiamo Vita e che costituisce il Viaggio con la V maiuscola che tutti noi siamo – volenti o nolenti – costretti a fare.

 

Massimiliano Mattiuzzo

 

[Immagine tratta da Google Immagini]

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Massimiliano Mattiuzzo

ambizioso, testardo, orgoglioso

Mi sono laureato alla magistrale di Scienze filosofiche all’Università Ca’ Foscari di Venezia e progetto di proseguire la ricerca all’interno del panorama accademico. Sono vice-caporedattore de La Chiave di Sophia e vice-presidente della relativa associazione culturale. Fin da bambino do una mano nell’azienda biologica di famiglia, vivendo appieno il contatto con la natura. Amo la […]

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